Botanica del Sentiero



Elenco botanico delle piante presenti sul territorio del Sentiero.

 

 Ficatinghe

Nome italiano: Fico d'India
Nome scientifico: Optunia ficus-indica
Famiglia: Cactaceae


Il fico d'India (o ficodindia) (Opuntia ficus-indica (L.) Mill., 1768) è una pianta succulenta della famiglia delle Cactaceae, originaria del Messico ma naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo e nelle zone temperate di America, Africa, Asia e Oceania. Storia L O.
ficus-indica è nativa del Messico Da qui, nell'antichità, si diffuse tra le popolazioni del Centro America che la coltivavano e commerciavano già ai tempi degli Aztechi, presso i quali era considerata pianta sacra con forti valori simbolici Una testimonianza dell'importanza di questa pianta negli scambi commerciali è fornita dal Codice Mendoza Questo codice include una rappresentazione di tralci di Opuntia insieme ad altri tributi quali pelli di ocelot e di giaguaro Il carminio, pregiato colorante naturale per la cui produzione è richiesta la coltivazione dell Opuntia.

PAPAVERO


Nome scientifico: Papaver somniferum L.
Nome comune: Papavero; rosolaccio
Famiglia: Papaveracee 


Caratteristiche: Il Papaver somniferum ha fiori grossi, del diametro di una dozzina di centimetri, e foglie glauche, avvolgenti il fusto, oblunghe e dentate; molto decorative sono le tonde capsule contenenti i semi, che si prestano per venire utilizzate nelle composizioni di fiori secchi.
Luogo d’origine, habitat ed esposizione: Le circa cento specie del genere Papaver sono originarie del bacino mediterraneo e del vicino Oriente, ma oggi sono naturalizzate in molte regioni temperate e subtropicali.
I papaveri, come tutte le piante dotate di radice a fittone, soffrono se trapiantati, dunque è importante seminarli su dischi di torba che verranno poi interrati oppure direttamente a dimora, procedendo a diradare le piantine salvando le più robuste. L’esposizione richiesta è il pieno sole.



CARDO


Nome scientifico: Silybum marianum 
Nome comune: Cardo mariano 
Famiglia: Asteraceae 


Il cardo mariano (Silybum marianum (L.) Gaertn., 1791) è una pianta erbacea biennale della famiglia delle Asteracee, presente in tutto il bacino del Mediterraneo.
Caratteri botanici È una pianta con portamento vigoroso, che nel primo anno forma una rosetta basale di foglie e nel secondo anno lo scapo fiorale alto fino ad oltre 150 cm L'intera pianta è glabra e spinosa Lo scapo è robusto, striato e ramificato, con rami eretti Le foglie sono pennatifide, con margine ondulato e sinuato-lobato, lobi triangolari terminanti con robuste spine La lamina è verde glauchescente, glabra, fittamente macchiata di bianco Le foglie basali sono picciolate e possono raggiungere i 40 cm di lunghezza, quelle dello scapo sono sessili e amplessicauli, più piccole e meno divise, espanse alla base in due orecchiette.
I fiori sono ermafroditi, con corolla tubulosa di colore rosso-purpureo.




SPURCHIA


Nome comune:  orobanche, succiamele delle fave
Nome scientifico:  Orobanche minor L.

Famiglia: Orobanchaceae


Pianta annua, alta anche fino al metro. Fusto angoloso, densamente pubescente. Foglie lanceolate, 11,5 X 25 mm. Inflorescenza densa o più o meno interrotta alla base, troncata all'apice. Fiore avvolto alla base da una brattea lanceolata in posizione centrale e su ambo i lati da una lacinia calicina profondamente bifida di 11-16 mm. Corolla 18-30 mm, subglabra, bianca e più o meno venata di lilla. Labbro superiore retuso e bilobo, con bordi irregolari, labbro inferiore generalmente con il lobo centrale più grande di quelli laterali. Filamenti pelosi nella metà inferiore o su tutta la lunghezza, inseriti a 2-4 mm dalla base della corolla. Antere glabre. Stimma bianco, giallo o roseo. I fiori hanno un intenso profumo i garofano.




ASPARELLA


Nome comune:  asparella
Nome scientifico: Crepis neglecta L.
Famiglia Compositae o Asteraceae


Pianta erbacea annua alta 25-50 cm. con fusti ramificati dalla base, ispidi in basso e ± glabri in alto.
Le foglie basali raccolte in rosetta, hanno il lembo intero, dentato o pennato lobato con base spatolata e misurano 1.2 x 4-7 cm. Quelle superiori più piccole, hanno il lembo ± lineare con denti basali triangolari acuti e sfrangiati.
Infiorescenze costituite da numerosi capolini di 6-8 mm che prima della fioritura sono rivolti verso il basso, hanno il ricettacolo peloso con involucro cilindrico poi piriforme, ricoperto da 2 serie di squame, quelle esterne sono molto più corte di quelle interne.
I piccoli fiori tutti ligulati sono di colore giallo-canarino, stami 5 con filamenti liberi, uno stilo di colore verdastro o giallastro che termina con un stimma bifido. Ovario infero uniloculare.
I frutti sono acheni con 10 coste lisce, quelli esterni incurvati e spesso con un breve becco, tutti con un pappo di peli bianchi.





MARGHERITA

Nome comune:  Margherita
Nome scientifico:
Famiglia: Asteraceae


La Margherita comune, (Leucanthemum vulgare, sin. Chrysanthemum leucanthemum) è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteracee. Descrizione È una pianta che cresce a ciuffi, a stelo diritto, rugoso, con foglie basali peduncolate, e caulinari sessili e lanceolate. Le infiorescenze sono dei capolini tondi con fiori a ligula bianchi all'esterno e gialli al centro. Diffusione e habitat Cresce spontanea nei prati, ai bordi delle strade, nei boschi radi, su substrato da calcareo a a leggermente acido; è una pianta molto comune in tutta l'Europa fin nelle sue regioni più settentrionali, ad eccezione delle isole Svalbard Altri progetti 




CAMOMILLA

Nome comune: Camomilla
Nome scientifico: Matricaria chamomilla L.
Famiglia: Asteraceae



Pianta erbacea perenne che fiorisce da giugno a luglio ad agosto e settembre. Selvatica o coltivata, alta 15-30 cm., finemente tomentosa, di forte e gradevole odore. Rizoma strisciante, sottile. Numerosi cauli, eretti o curvi e sdraiati, robusti. Foglie alterne, a segmenti brevi, irregolarmente bi-tripennatosette, lineari e acuminati. Grandi capolini, di un color giallo verdastro, sovente doppi, solitari o disposti in cime poco ramificate e rade. Fiori bianchi, radiali ligulati, femminili; quelli che appartengono al disco gialli, tubolosi a 5 denti, ermafroditi. Brattee ineguali involucrali vellutate. Acheni giallo-brunastri o verdognoli, piccoli, glabri, striati, o lisci, obovato-cuneiformi e senza pappo. Nasce nei luoghi incolti, pascoli secchi, terreni sabbiosi e aridi, nelle messi, ai margini delle strade d’Europa, Africa, Azzorre. Anche in Portogallo viene allo stato selvaggio, in Spagna e nella Francia occidentale, centrale e meridionale. Viene coltivata in molte parti. Le rare piante che nascono in qualche località dell’Italia settentrionale, centrale e meridionale sono subspontanee.





Malva

Nome comune: Malva selvatica
Nome scientifico: Malva sylvestris L.
Famiglia: Malvaceae


La malva selvatica (Malva sylvestris L., 1753) è una pianta appartenente alla famiglia delle Malvaceae. Morfologia Pianta originaria dell'Europa e Asia temperata Di tipo erbaceo annuale o perenne. Il nome deriva dal latino malva ed ha il significato di molle, cioè capace di ammorbidire.
Viene usata in erboristeria: i principi attivi si trovano nei fiori (Malvae flos) e nelle foglie (Malvae folia F.U.XI) che sono ricchi di mucillaggini, usati per le loro proprietà emollienti e bechiche, nelle forme catarrali delle prime vie bronchiali. La pianta trova largo uso come emolliente e calmante delle infiammazioni delle mucose.
La malva può essere assunta sotto forma di tisana per idratare e ammorbidire l'intestino, e per regolarne le funzioni grazie alla sua azione lassativa, dovuta alle proprietà delle mucillaggini di rigonfiare l'intestino, stimolandone la contrazione e quindi agevolandone lo svuotamento.




Virdicule

Nome comune: Ortica maggiore
Nome scientifico: Urtica urens L.
Famiglia: Urticaceae








Rucula

Nome comune: ruca, rùcola, ruchètta
Nome scientifico: Brassica eruca L.
Famiglia: Brassicaceae


La rucola o rughetta, talvolta anche ruchetta (Eruca sativa Mill.) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Brassicaceae (Cruciferae), conosciuta fin dai tempi antichi. Habitat e diffusione La rucola è originaria dell'area mediterranea e dell'Asia centro-occidentale. Oggi è coltivata anche in altre parti del mondo Cresce fino agli 800 m s.l.m., in terreni fertili e sabbiosi Usi Le foglie sono usate fresche a scopo culinario e apprezzate per il loro sapore deciso Anche i semi possono essere usati per esempio per sostituire i semi di senape in ambito domestico, o per ricavarne un olio dal gusto gradevole Piante simili Viene chiamata rughetta anche la rughetta selvatica (Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.), una piantina perenne dal sapore molto simile .




More selvatiche

Nome comune: Rovo comune
Nome scientifico: Rubus fruticosus

Famiglia: Rosaceae

Il rovo comune (Rubus fruticosus L.) è una pianta arbustiva della famiglia delle Rosacee originaria dell'Eurasia.I suoi frutti sono le more. È un arbusto spinoso,a portamento sarmentoso, che raggiunge i 2-3 m di altezza Diffusione e habitat Specie comune in Europa e in Asia, introdotta anche in Nord America; in Italia è pianta comune nei boschi umidi, al margine delle foreste, nelle radure e nelle siepi; predilige suoli ricchi di nutrienti, debolmente acidi Cresce da 0 sino a 1700 m. Resiste disperatamente ai diserbanti e alle trasformazioni del paesaggio, ma temo che abbia gli anni contati la salentina scràscia cioè il rovo (Rubus fruticosus), un tempo presenza puntuale non solo ai margini delle stradine di campagna o dei muretti a secco, ma anche in pieno campo.
Oggi, addirittura, ne viene coltivata una varietà con spine meno pungenti del “modello” originale, ma il suo frutto (vedremo a breve le varianti con cui nel Salento viene chiamato), utilizzato fresco o per la preparazione di marmellate, gelatine, sciroppi, ha un sapore… lasciamo perdere.
Non lascerò perdere, invece, l’occasione di spendere qualche ulteriore parola sulle voci dialettali, in particolare su quella del frutto che sembra aver ereditato, dal punto di vista dell’etimologia, tutte quelle spine che, nella realtà ed etimologicamente, contraddistinguono la pianta, dalla quale comincio.
Per scràscia il Rohlfs recita: ”da una base preromanica *scaràgia o *scràja”. La ricostruzione è perfetta dal punto di vista fonetico (il gruppo -sci- in salentino è l’esito normale di un originario -dj- o -j-); tuttavia, come tutte le forme ricostruite, anche questa lascia l’amaro in bocca, destinato a durare finchè non comparirà, magari su uno sbiadito graffito pompeiano, una sua inequivocabile attestazione.








 Zangune


Nome italiano: sonco, cicerbita
Nome scientifico: Sonchus oleraceus L.
Famiglia: Compositae o Asteraceae






Cicora resta



Nome italiano: cicoria selvatica
Nome scientifico: Cichorium intybus L.
Famiglia: Compositae o Asteraceae







 Cipuddrazzu


Nome italiano: scilla
Nome scientifico: scilla maritima
Famiglia: Liliaceae


Scilla dal latino scilla(m), dal greco skilla; maritima=marittima, con riferimento alla sua preferenza per l’ambiente costiero; Liliaceae è forma aggettivale da lìlium=giglio.
Il nome dialettale cipuddhàzzu, corrispondente formalmente all’italiano cipollaccio (che, però, indica il lampascione) è da cipòddha, corrispondente all’italiano cipolla, dal latino cepulla(m)1, diminutivo di cepa. il suffisso -azzu (in italiano -accio) ha, di regola, la duplice valenza dispregiativa (mumintàzzu/momentaccio) o accrescitiva (catenaccio/catinàzzu)2. Voglio augurarmi che nel nostro caso sia prevalente quest’ultima (con riferimento alle dimensioni superiori a quelle di una cipolla di media grandezza) e non la prima, probabilmente con essa convivente nell’immaginario collettivo, anche perché il nostro bulbo (al quale certamente, quando lo incontriamo, dedichiamo appena uno sguardo fugace) certamente non lo merita. Basta leggere cosa di lui scriveva Plinio nel I° secolo d. C.: “Dalle piante che nascono nei giardini si ricava il vino dalla radice dell’asparago, dalla cunila3, dall’origano, dal seme del sedano, dall’abrotono, dalla menta selvatica, dalla ruta, dalla nepitella, dal serpillo, dal marrobbio. Mettono due fascetti in un orcio pieno di mosto, un sestario4 di mosto cotto e mezza coppa di acqua marina. Col mosto cotto si fa aggiungendone due denari4 di mosto, allo stesso modo con la radice della scilla6”; “Si dice che se il fico viene piantato nella scilla -questa è un bulbo- rapidissimamente fruttifica e non è soggetto all’inverminamento, difetto da cui sono immuni anche gli altri alberi da frutto piantati allo stesso modo7”; “In verità nobilissima è la scilla, sebbene nata per i medicamenti e per rinforzare l’aceto. Non c’è bulbo più grande e che abbia maggior forza. Due sono le varietà della medicinale, il maschio dalle foglie bianche, la femmina dalle foglie nere.

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